Assemblea 2017: Workshop - II parte

Vita precaria? Siamo nell'era della globalizzazione, cosa dobbiamo aspettarci?

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Città del Vaticano – 6 ottobre 2017. L’Assemblea della Pontificia Accademia per la Vita (PAV) prosegue oggi i suoi lavori. Ieri ha messo al centro le tematiche legate alle fasi prenatali e natali riflettendo sui rischi tecnologie riproduttive. Oggi si occupa delle diverse fasi della vita, fino ad arrivare all’accompagnamento nelle fasi terminali. L’Assemblea si svolge nell’Aula Paolo VI e partecipano 200 studiosi da 36 paesi nei Cinque Continenti.

 

Mons. Paglia, Presidente della PAV, ha detto in apertura che “lavoriamo per avere una scienza a servizio dell’umanità e capace di ridurre non di aumentare le disuguaglianze. Come Pontificia Accademia per la Vita, seguendo il mandato di Papa Francesco, cerchiamo compagni di viaggio con cui riflettere insieme, per affrontare le sfide della disuguaglianza e delle tecnologie che vogliono modificare la vita umana. È necessaria una nuova alleanza tra uomini e donne, per lavorare insieme, superando maschilismo e femminismo, in tutti i campi della vita sociale”.

 

Il prof. Ten Have Henk direttore del Centro di bioetica dell’Università di Pittsburgh, insieme a mons. Alberto Bochatey, vescovo ausiliare di la Plata (Argentina) e alla Ana Borovecki (Zagabria), ha messo a fuoco gli effetti delle “politiche neoliberali di globalizzazione che hanno prodotto una crescente disuguaglianza, rendendo la vita precaria per tante persone. È stato creato un contesto di violenza strutturale, ingiustizia, sfruttamento”. “Un numero crescente di persone e gruppi sociali sono diventati superflui, senza protezione, nel disinteresse generale”. Occorre ritornare ad una “etica centrata sull’importanza della persona umana” e sul “prendersi cura” l’uno dell’altro. “Da un’etica della globalizzazione – ha insistito mons. Bochatey – dovremmo passare ad un’etica del bene comune”.

 

Il prof. Marcio Fabri, brasiliano, ha focalizzato il suo intervento sulla necessità che la tecnologia sia a servizio della giustizia. La concentrazione del potere nelle mani dei tecnocrati genera mostri ed ingiustizia. Il teologi Jacques Simpore ha denunciato la deriva antiumanistica di una tecnologia slegata dall’etica. Il prof. Stefano Semplici, docente a Tor Vergata (Roma) ha suggerito la necessità di costruire network di esperti  per una cooperazione e condivisione del sapere superando gli squilibri tra i continenti.

 

L’ultima parte della mattinata è stata dedicata a studiare gli effetti della tecnologizzazione eccessiva nelle fasi finali della vita. La prof.ssa Kathleen Foley (Usa) ha ribadito la necessità di un maggiore impegno nella ricerca e nello sviluppo delle cure palliative.  Tomi Thomas (India) ha proposto l’avvio di uno speciale training di formazione sulle cure palliative per i sacerdoti e le suore. “Così potremmo avere quasi due milioni di persone appositamente formate nel mondo. Potrebbero fare la differenza”. Il teologo Kostantinos Kornarakis (Grecia) ha sottolineato il compito centrale che ha la Chiesa nell’aiutare uomini e donne del nostro tempo a “ritrovare il senso della loro esistenza”.

 

Nel pomeriggio i lavori proseguono con i gruppi di lavoro divisi per lingue.

In serata  i partecipanti all’Assemblea visitano in anteprima l’itinerario artistico sul tema della Vita umana all’interno dei Musei Vaticani. “Con questo itinerario grazie alla preziosa disponibilità e collaborazione dei Musei Vaticani – nota mons. Paglia – inizia una feconda collaborazione tra Pontificia Accademia per la Vita e grandi istituzioni culturali internazionali”.