La debole forza delle religioni
Il 29 e il 30 marzo le religioni di tutto il mondo si sono trovate assieme a discutere per la prima volta di cure palliative in favore delle persone anziane.
Al centro dell’incontro, che si è tenuto presso la Sala Marconi della Radio Vaticana ed i locali della PAV, il progetto della “Carta delle religioni per le Cure Palliative per le persone anziane”.
L’evento ha visto la partecipazione di esponenti delle religioni del mondo, personalità del mondo scientifico ma anche di volontari, malati e loro familiari.
Come Silvia Lefebvre, Presidentedella Fondazione Maruzza, ha sottolineato, le cure palliative sono poco conosciute, ed erroneamente considerate un sinonimo di cure terminali. Ecco il perché di un workshop sul tema che riunisca anche le religioni: «esse hanno la possibilità di raggiungere tutti e far conoscere le cure palliative in ogni angolo della terra».
«Le religioni distruggono i muri e aiutano a essere uniti» ha esordito Mons. Paglia: «Ad esse il compito di aiutare a ritrovare il senso dell’esistenza anche e soprattutto in un momento decisivo quale quello che precede la morte».
Molti degli esperti intervenuti nel corso dell’incontro hanno sottolineato la necessità di creare una comunicazione con il malato, e con la famiglia del malato: «le cure palliative» ha spiegato Suresh Kumar, direttore del WHO Collaborating Center per l’India, «sono un lavoro di comunità, una assistenza non solo medica ma anche psico sociale».
Purtroppo tali cure si scontrano spesso con l’indifferenza dell’opinione pubblica e la mancanza di preparazione del personale sanitario. Sembra dunque che ci sia ancora molto da fare, affinché le cure palliative diventino un modello di buona assistenza, indipendentemente dalla malattia.
Per la ven. Tsung-tueng Bhilkshuni, direttrice dell’Associazione taiwanese degli Studi Clinici Buddisti, l’approccio religioso alle cure palliative mette in luce l’importanza del dialogo con il paziente, al fine di accompagnarlo e prepararlo a una morte confortevole.
La forza debole delle religioni, ha ribadito Mons. Paglia, è la loro capacità di contribuire alla costruzione di una cultura umana in grado di sostenere e accogliere la vita di ogni uomo in ogni situazione, anche nelle più deboli. «La PAV vuole essere un moltiplicatore di iniziative come queste, che si prendano cura di tutti, specie chi è emarginato e abbandonato. Ogni persona è parte del creato, e responsabile per sé e per l’intera umanità. Tutto ciò richiede di essere custodito con particolare cura, soprattutto nei momenti di maggiore debolezza.»
Dettagli sull’evento sono disponibili sul sito della fondazione Maruzza