La Vita non è un universale astratto
Città del Vaticano, 2 ottobre 2017 - La Pontificia Accademia per la Vita (PAV) "è un organismo della Curia Romana" e nel suo nuovo assetto "la dimensione scientifica ne qualifica i dibattiti, grazia alla presenza di studiosi di diverso orientamento e diversa appartenenza culturale e religiosa, ma nell'attenzione comune al primato della persona umana". Lo ha ribadito mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, nella conferenza stampa nella Sala Stampa della Santa Sede.
Mons. Paglia ha incontrato i giornalisti accreditati in Vaticano il 2 ottobre, per presentare i lavori dell'Assemblea Plenaria della Pav che si svolgono dal 5 al 7 ottobre nell'Aula Nuova del Sinodo con il titolo: "Accompagnare la vita. Nuove responsabilità nell'era tecnologica".
Mons. Paglia ha inserito la riflessione della Pav all'interno di quella che ha definito "la crisi antropologica di oggi. L'umanità ha la possibilità di distruggere il pianeta con le armi atomiche; ha la possibilità di distruggerlo saccheggiando ambiente e risorse naturali; oggi ha anche la possibilità di distruggere attraverso le concezioni che fanno perno sul venir meno del valore della vita umana".
In quest'ottica mons. Paglia ha ribadito che la difesa della vita e l'impegno della Pav vanno intesi "a tutto campo". "Essere a favore della vita - o 'pro life' come ad esempio si dice negli Usa - per noi della Pav vuol dire ripensare fin dal valore semantico il tema della vita stessa. Non dobbiamo ridurre il tema alla bioetica o all'inizio o alla fine della vita. Ho visitato l'anno scorso un campo profughi in Uganda, dei cinque che ci sono, che contiene ben 550 mila profughi. Essere a favore della vita vuol dire prendersi cura e aiutare la vita sempre e dovunque, sia dei malati sia dei profughi o dei migranti; vuol dire anche riflettere sui conflitti e sul commercio e la diffusione delle armi. La vita non è un universale astratto e la Pav vuole declinare il termine 'vita' non solo nei contenuti teorici ma anche nei diversi contesti storici, geografici, culturali".
Nella conferenza stampa mons. Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita, ha illustrato i temi della Plenaria: si approfondiranno gli aspetti collegati alle fasi iniziali della vita con le opportunità ed i rischi offerti dalle tecnologie ("generare la vita o fabbricare la vita?”, si è chiesto); si parlerà dell'impatto delle tecnologie nella sanità ("risparmiare o investire sulla vita?", ha detto); infine la dimensione delle cure palliative ("come prendersi cura quando non si può guarire?").
La terza relatrice, la dott.ssa. Bernardette Tobin, Direttrice dal Plunkett Centre for Ethics - Australian Catholic University), ha messo in evidenza l'importanza del dialogo tra esperti di diverse discipline sui temi legati alle fasi iniziali e alle fasi finali della vita. "Occorre sempre chiedersi - e lo faremo nella Plenaria ascoltando esperienze dirette - quale sia il limite nell'uso delle tecnologie e come si possa assistere le persone senza ucciderle".
Città del Vaticano, 2 ottobre 2017