Atti Assemblea 2016 - Etica della Vita

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Attraverso un percorso articolato, il volume “Virtues in the Ethics of Life” intende offrire il contributo di studio emerso nel corso della XXII Assemblea Generale dei Membri PAV, in direzione di una riproposizione di un approccio basato sulle virtù nel contesto dell’etica della vita.

Il recupero e la valorizzazione dell’etica delle virtù si pone come risposta alle prospettive etiche dominanti nel dibattito bioetico contemporaneo, caratterizzate da un orientamento proceduralista, in cui è preponderante il ruolo assegnato alle regole e ai principi formali, e che mancano di cogliere il cuore della vita etica. Intesa come naturale completamento ed esplicitazione di un’etica centrata sulla persona, l’etica delle virtù si mostra, invece, come via possibile per una ri-umanizzazione non solo dell’agire tecnico-scientifico, ma anche dello stesso agire etico.

La prospettiva dell’etica delle virtù, comprese come disposizioni acquisite a compiere un determinato bene, può essere di grande aiuto, infatti, sia in ordine alla conoscenza che all’agire. In essa convergono l’esigenza della realizzazione del bene del soggetto agente e delle pratiche che egli esercita in modo coerente, ed anche l’istanza di incorporare – in una prospettiva organica – il ruolo delle emozioni e delle passioni nella vita etica. L’etica delle virtù implica, infatti, un progetto unitario di vita orientata intenzionalmente al suo fine intrinseco, sulla base di una gerarchia di valori, e disposta al riconoscimento e al conseguimento dei fini-beni delle attività umane.

Come ha sottolineato Papa Francesco nel discorso di apertura ai lavori dell’Assemblea, “nell’ambito dell’etica della vita le pur necessarie norme, che sanciscono il rispetto delle persone, da sole non bastano a realizzare pienamente il bene dell’uomo. Sono le virtù di chi opera nella promozione della vita l’ultima garanzia che il bene verrà realmente rispettato”. Le virtù morali, infatti, essendo l’habitus di scegliere ciò che è bene per l’uomo in concreto, perfezionano l’agente morale e concretizzano nella pluralità delle esperienze umane (e, quindi, anche professionali) le istanze di universalità e di completezza proprie dell’agire morale, dandogli la possibilità di riconoscere e venire incontro, in modo pienamente umano, alle reali necessità di chi soffre.

“Oggi non mancano le conoscenze scientifiche e gli strumenti tecnici in grado di offrire sostegno alla vita umana nelle situazioni in cui si mostra debole. Però manca tante volte l’umanità. L’agire buono non è la corretta applicazione del sapere etico, ma presuppone un interesse reale per la persona fragile. I medici e tutti gli operatori sanitari non tralascino mai di coniugare scienza, tecnica e umanità”.

 

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