L'idea

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Il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II e la Pontificia Accademia per la Vita, due istituzioni della Santa Sede che ho l’onore di servire, che sono anzitutto laboratori di pensiero, oltre allo svolgimento responsabile e creativo delle mansioni di loro competenza, due accademie di pensiero, hanno avvertito l’esigenza di coinvolgere alcuni ricercatori nell’ambito della teologia, nell’allestimento di un percorso mirato e concreto sul futuro del pensiero cristiano in ordine alla comunicazione della fede e alla forma della teologia nel quadro della forma ecclesiale, umana e civile che, dopo la pandemia, dovrà congedarsi da alcuni cliché di un’epoca cristiana che tramonta e del nuovo kairos della condizione umana che si annuncia.

Il percorso ha come indirizzo di apertura un appello dal titolo “Salviamo la fraternità: insieme. Un appello per la fede e il pensiero”,  vedrà una successione di eventi che avranno lo scopo di attivare una “polifonia” di contrappunti e di sviluppi di questa duplice domanda. La nostra teologia potrà avere un futuro degno della sua tradizione? E reciprocamente: il futuro che abiteremo potrà avere una teologia all’altezza del suo kairos? L’interrogativo è rivolto a tutti coloro che sono interessati, in diverso modo, a ragionare su ciò che “dà da pensare” a partire dall’esperienza religiosa e dalla testimonianza della fede. E intende coinvolgere, alla pari, in questo confronto, gli intellettuali credenti che sono lealmente disposti a considerare la parola di Dio – e la parola Dio – come un bene comune e non come una proprietà privata. Inizieremo con cento teologi e cento intellettuali che si confrontano. La teologia accetta il dialogo diretto con il pensiero e le prove della storia, per rendere ragione, con la trasparenza di una lealtà intellettuale che deve rappresentare un punto d’onore per l’intelligenza della fede, del logos della speranza che la fede porta agli umani. Non si ferma ai suoi adepti. La speranza che ci accomuna, infatti, è almeno questa: quella di aiutarci, insieme, a non abitare la terra ferocemente e invano. E per ciò stesso, ad onorare il mistero di una origine e di una destinazione che ci sovrastano. 

(Mons. Vincenzo Paglia, 5 maggio 2021)