TUTTO È CONNESSO: DALLA LAUDATO SÌ A FRATELLI TUTTI
Dall'intervento di Mons. Vincenzo Paglia:
UNA VISIONE UNITARIA DEL MONDO. Non possiamo non partire dalla guerra, o meglio dalle guerre. Da quella in Ucraina, a quella di Gaza, a quella del Sud Sudan e alle altre 56 attive anche se ignorate dai più, mentre un’Europa frantumata assiste, impotente, alla seconda guerra fratricida interna dopo quella balcanica del ’92. Intanto, nel Pianeta continua senza sosta la terza guerra mondiale a pezzettini. Il futuro è buio. Siamo senza visioni, senza sogni. Aveva ragione Karol Wojtyla che già ai suoi tempi diceva: «l’uomo soffre soprattutto per mancanza di visione». Quel sogno che tutti avemmo nell’89: “finalmente un mondo unito e universale”, è miseramente crollato.
Il “cambiamento d’epoca”, di cui parla papa Francesco, significa che l’uomo, per la prima volta nella storia umana, può distruggere se stesso e il creato. Nel ’45 con la bomba nucleare, tornata di moda in questi mesi, certo “tatticizzata”(!?), poi con il cambiamento climatico, e Hans Jonas ci avvertiva con il suo volumetto: Sull’orlo dell’abisso. Si aggiunge una terza frontiera quella delle tecnologie emergenti e convergenti con cui possiamo manipolare radicalmente l’umano (sentiamo parlare di trans-umano, post-umano, umano-aumentato). In questo panorama si iscrivono provvidenzialmente le due encicliche di Papa: la Laudato sì e la Fratelli tutti. A mio avviso costituiscono un dittico che colma il vuoto di visione. Tutti dovremmo coglierne la forza per la salvezza del pianeta e dell’umanità. La visone è chiara e comune: una sola casa (il pianeta) di cui prenderci cura e una sola famiglia (quella dei popoli) di cui essere responsabili.
VERSO UN UMANESIMO PLANETARIO. Le due encicliche richiedono un superamento del vecchio antropocentrismo e spingono verso una nuova visone dell’umano. Ovviamente resta salda la conquista di un umanesimo che ha esaltato il valore e la dignità di ogni essere umano, chiunque egli sia, da ovunque egli giunga. Ma va perseguita una globalizzazione di questo umanesimo: l'umanesimo dei diritti umani, dei diritti delle donne, della libertà-eguaglianza-fraternità, della democrazia, della solidarietà globale. Perché, osserva da parte sua Francesco, "tutto è collegato, e questo ci invita a maturare una spiritualità della solidarietà globale che sgorga dal mistero della Trinità" (LS 240). "Essendo stati creati dallo stesso Padre, noi tutti esseri dell'universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge a un rispetto sacro, amorevole e umile" (LS 89). "Poiché tutte le creature sono connesse tra loro, di ognuna deve essere riconosciuto il valore con affetto e ammirazione, e tutti noi esseri creati abbiamo bisogno gli uni degli altri" (LS 42). C'è "necessità di un cambio di rotta . . . proviamo ora a delineare dei grandi percorsi di dialogo che ci aiutino a uscire dalla varietà culturale, che è un tesoro dell'umanità" (LS 144).
La diversità nell'unità è il tesoro dell'umanità; l'unità nella diversità è il tesoro dell'umanità: questa è la "buona novella" del nuovo umanesimo per il terzo millennio. L'antico umanesimo aveva prodotto un universalismo astratto, ideale, di fatto segnato da un sostanziale etnocentrismo e da un antropocentrismo deviato.
D'altra parte, il nuovo umanesimo planetario nasce dalla coscienza di dover ripensare allo stesso tempo le relazioni umane e la relazione degli uomini con la natura. In questo senso, Francesco osserva che "la critica all'antropocentrismo deviato non dovrebbe nemmeno collocare in secondo piano il valore delle relazioni fra le persone. Se la crisi ecologica è un emergere o una manifestazione esterna della crisi etica, culturale e spirituale della modernità, non possiamo illuderci di risanare la nostra relazione con la natura e l'ambiente senza risanare tutte le relazioni umane fondamentali" (LS 119). Tale nuovo umanesimo planetario non può che produrre un universalismo concreto, reso tale dalla comunità di destino irreversibile che lega ormai tutti gli individui e tutti i popoli dell'umanità, e l'umanità intera all'ecosistema globale, al nostro pianeta Terra. Esso incorpora la sfida di trasformare il dato di fatto dell'interdipendenza planetaria nel compito di costruire una "civiltà" della Terra, di concepire una evoluzione antropologica verso la convivenza e la pace globale. È una sfida che, per essere raccolta, richiede coraggio e forza di rinnovamento mentale e spirituale, per una nuova opera di edificazione umana e di fratellanza, consapevoli che l'umanità è stata sempre esaltata dalla speranza della fraternità.
Città del Vaticano, 25 giugno 2024