L’ethics by design garanzia per una buona intelligenza artificiale in sanità

Un documento della Pontificia Accademia per la Vita (PAV) e della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici (FIAMC) per un’etica integrata nello sviluppo e nell’applicazione degli strumenti di IA

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di Monica Consolandi - articolo pubblicato sul Corriere della Sera martedì 2 dicembre 2025

 

L’evoluzione dell’intelligenza artificiale (IA) è sempre più rapida e le sue applicazioni in ambito salute sono in aumento, dando adito a pareri contrastanti in materia. Le implicazioni etiche sono molteplici: come fare a garantire che gli strumenti di IA siano utilizzati in modo appropriato, che pongano al centro la persona, che siano degni della nostra fiducia? Riprendendo le parole di Papa Francesco alla LVII Giornata Mondiale della Pace, come facciamo a garantire che l’IA sia guidata dal rispetto della «intrinseca dignità umana e della fraternità che ci unisce»?

In occasione del convegno internazionale AI and Medicine. The Challenge of Human Dignity, tenutosi a Roma lo scorso novembre, La Pontificia Accademia per la Vita (PAV) e la Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici (FIAMC) hanno firmato un documento che ribadisce la necessità di una ethics by design, ovvero di un’etica integrata fin da subito nello sviluppo e nell’applicazione degli strumenti di IA. Il dialogo, hanno detto monsignor Renzo Pegoraro (Presidente PAV) e il professor Bernard Ars (Presidente FIAMC), deve essere a più voci, permettendo ai protagonisti coinvolti–medici, istituzioni, industria, ma anche pazienti e utenti–di collaborare per garantire un utilizzo etico dell’IA in sanità.

I principi etici fondamentali di riferimento per una «buona» IA in medicina citati dal documento sono sei: supervisione clinica, per controllare criticamente l’operato dell’IA e assicurare che la decisione finale sia sempre del medico; trasparenza, per poter comprendere e interpretare correttamente i risultati suggeriti dall’IA; equità, evitando l’utilizzo di dati incompleti e dunque discriminanti; privacy e consenso, per un corretto utilizzo dei dati e la consapevolezza da parte dei pazienti, a cui deve essere garantita una partecipazione libera e consapevole dell’utilizzo dell’IA; responsabilità, distinguendo tra responsabilità del medico, dell’ospedale/organizzazione e dell’azienda che fornisce l’IA, e fornendo indicazioni in merito ai rischi sull’utilizzo; giustizia, affinché l’utilizzo delle nuove tecnologie non aumenti le disuguaglianze, ma sia invece portatrice di possibilità aggiuntive.

Dal documento emerge con chiarezza che l’IA non può sostituire i professionisti della salute: l’auspicio concreto è che sia invece uno strumento di supporto per rafforzare la pratica clinica. Gli aspetti profondamente umani della cura ci ricordano che la medicina non è mera tecnica, ma una scienza complessa in larga parte fondata sulla relazione. Il paziente non è dunque «un problema da risolvere», ma una persona di cui prendersi cura, anche quando entra in gioco l’intelligenza artificiale: l’etica è la nostra garanzia.