A Mons. Vincenzo Paglia una Laurea Honoris Causa

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Città del Vaticano, 2 aprile 2025. Nella mattinata di oggi, l'Università "Haxhi Zeka" di Peja, in Kosovo, ha conferito a S. E. Mons. Vincenzo Paglia la laurea "Honoris Causa" per l'impegno a promuovere l'educazione, i diritti umani, il dialogo interreligioso. Nella motivazione per il riconoscimento, il Rettore prof. Armand Krasniqi, ha sottolineato che "l'assegnazione del titolo rappresenta un momento storico che unisce le tradizioni accademiche con gli sforzi per la pace e il miglioramento sociale in una delle regioni più sensibili dei Balcani, testimoniando l'impegno dell'Università nei confronti dei valori umani".

Nella Lectio Magistralis, Mons. Paglia ha dedicato il riconoscimento a due figure importanti del Kosovo contemporaneo, la cui visione umana e sociale è capace di portare una luce che dissolve le ombre cupe del presente.

"Care amiche e cari amici, in questo cielo buio brillano le due stelle: Ibrahim Rugova e Madre Teresa. Sono due albanesi che si sono imposti non con la forza delle armi, non con la prepotenza del potere, bensì con la forza debole dell’amore e della non violenza. La loro visione era larga, lungimirante. Si affermarono per attrazione non per imposizione. Erano davvero 'popolari' nel senso forte del termine, ossia del popolo e per il popolo. Oggi lo sottolineiamo: erano ambedue albanesi e nello stesso tempo cittadini universali. Un solo cenno per Madre Teresa. Ricordo l’emozione personale quando visitai il santuario di Letniza dove la diciannovenne albanese Anjeze Gonxhe (poi Madre Teresa) sentì la vocazione missionaria per recarsi in India scegliendo di servire i più poveri dei poveri. Da un piccolo luogo nelle montagne kosovare, quella ragazza sognò un mondo nuovo. Quella luce brilla ancora oggi. Ed è bene esserne orgogliosi. Ma per imitarne l’esempio. E’ giusto gloriarsi anche di Ibrahim Rugova. A lui dedico in modo particolare questa Laurea. E’ stato per me un amico carissimo. E non solo. E’ stato e resta un uomo con il quale ho condiviso la sua visione larga e lungimirante. Ricordo bene le sue parole. Rugova immaginava il Kosovo come “uno stato neutro e aperto, laico, con istituzioni democratiche e pluraliste”, legato al mondo balcanico: “noi balcani – aggiungeva - siamo tutti piccoli. Anche i serbi lo sono. Siamo circa sei o sette milioni di albanesi, sei o sette milioni di serbi, nove milioni di bulgari, dieci milioni di greci. Dobbiamo essere consapevoli che siamo tutti piccoli, dobbiamo collaborare, essere amici domani, integrarci, ciascuno là dov’è. Non è una tragedia”.

A differenza di tanti altri politici dei Balcani, ha aggiunto Mons. Paglia, "Rugova non cedette mai al fascino del conflitto. Nel 1998 dichiarò: «credo alla possibilità di una coabitazione tra albanesi e serbi in un Kosovo indipendente». E nonostante il progressivo slittamento della società kosovara verso la guerra, ritenuta da molti come l'unico gesto rimasto da compiere, inevitabile alternativa per la soluzione del problema nazionale, Rugova mantenne salde le sue convinzioni non violente, disposto a sopportare umiliazioni pur di non cedere alla follia del bellicismo a tutti i costi". "Egli rappresenta ancora oggi e non solo agli occhi dei Balcani ma davanti al mondo intero, l'esempio di un politico nutrito di visioni utopiche, di umanista che ha posto la pace sul gradino più alto dei valori umani, di leader che ha scelto con convinzione il ripudio dell'uso della violenza allo scopo di salvaguardare il bene supremo della vita. A fronte di tanti mediocri comprimari del nostro tempo la grandezza di Rugova, protagonista che ha vissuto nel cuore di una Europa fatta di ideali e di valori inalienabili, non può non essere per tutti un alto punto di riferimento".

Mons. Paglia ha aggiunto poi un ricordo personale della visita di Rugova in Italia nel 1993. Ricordo quanto mai appropriato, ha detto, proprio oggi che ricorre l'anniversario dei 20 anni dalla morte del Santo Papa Giovanni Paolo II. "L’accoglienza che gli riservò Giovanni Paolo II fu straordinaria e – permettetemi di sottolinearlo – fu un 'amore a prima vista'. L’anelito di libertà che Rugova presentò al Papa fu colto in pienezza e in profondità. 'E’ l’Havel dei Balcani', mi disse il Papa".

Città del Vaticano, 2 aprile 2025